Ho appena finito la traduzione e ricomposizione delle carte del gioco Twilight Struggle ed. Deluxe.
Per tutti gli interessati, potete trovarle sull’apposita pagina!
Ho appena finito la traduzione e ricomposizione delle carte del gioco Twilight Struggle ed. Deluxe.
Per tutti gli interessati, potete trovarle sull’apposita pagina!
Nel senso che il mercato del sabato della Coldiretti a Km 0 fa bis e si ripete in versione ridotta il mercoledì mattina nel parcheggio di Via Paparelli.
Ora non hai più scuse per non andare!
Parliamo di programmazione. Quella sui computer intendo.
Per i non addetti ai lavori è una occupazione fredda, scientifica che non lascia spazio all’impronta umana e che porta il marchio di una lavoro fatto in serie, anonimo.
Niente di più falso.
Da come un programmatore scrive il codice si possono capire molte cose, un po’ come in grafologia:
se è conformista, se tende ad ammassare il codice o se preferisce aggiungere degli spazi; se preferisce scrivere con il CamelCase o più visivamente dividere le parole nelle variabili usando_il_trattino_basso; se esplicita il funzionamento del codice facendo sì che ogni riga effettui (o chiami ) un’unica funzione o magari se è produce codice sincopato… insomma è possibile capire chi abbia scritto del codice (purché sufficientemente lungo) se se ne conosce lo stile.
Anche la linearità o meno del pensiero e il modo di scomporre i problemi in blocchi più semplici e più facilmente affrontabili fa parte della forma mentis del programmatore, tant’è che esiste una letteratura sugli argomenti “filosofia e programmazione” o “la programmazione e la vita di ogni giorno”. E perché no anche su la programmazione intesa come arte.
Un lungo programma ben strutturato offre la possibilità di inserire e far sfoggio di virtuosismi tecnici e stilistici, mostra come il programmatore ha preparato i dati, li ha trasformati per ottenere ciò che desiderava e con quale abilità e strumenti, lasciando dei segni caratteristici assimilabili ai tratti caratteristici di un disegnatore o di un artigiano.
Certo per cogliere questi aspetti più tecnici si deve avere una preparazione specifica più o meno profonda a seconda del SW in corso, ma direi che lo stesso è valido per alcuni “capolavori” di arte astratta o contemporanea
Per molti programmatori di linguaggi moderni e capaci di accettare e gestire (per dirla in termini semplici) tutte le sfumature tra lo 0 e l’1, l’approccio ai problemi della vita quotidiana e quelli della programmazione si fondono.
Ti lascio con dei pensieri tratti dal linguaggio di programmazione python, ottenibili tramite un Easter Egg dell’interprete dei comandi (provate a scrivere import this):
Incurisito un po’ da Mariateresa un po’ dal relativo articolo su wikipedia, ieri pomeriggio ho voluto provare a lavorare a maglia (triki in esperanto significa lavorare a maglia).
Devo dire che l’attrattiva maggiore è stata quella di capire la struttura degli intrecci e come i successivi intrecci del filo in quantità massicce creano degli effetti visivi.
Da un punto di vista del coinvolgimento però, non fa proprio per me:
Da un certo punto di vista ricorda un po’ la programmazione:
Ma la differenza più grossa e fondamentale è la mancanza di librerie o freameworks dato che ogni volta si deve inziare da zero e fare sempre gli stessi due (tipi di) movimento… (e d’altronde anche in esperanto la radice -ad- in trik-ad-o indica azione continuata e duratura!)
Vedremo se ai prossimi tentativi l’andazzo cambierà… ti farò sapere.
PS: a Pisa c’è un gruppo di sferruzzamento: knittable. Come puoi vedere cliccando sul precedente link, si riuniscono ogni giovedì dalle 18:30 nel Royal Hotel Victoria per lavorare a maglia, passare la serata insieme e gustare un aperitivo.
Avete mai visto una trattoria? sì. Una osteria? pure. E una biosteria… eh quella mi sa che vi manca!
Non si tratta di due osterie in una (Bi-osteria) ma di una osteria con prodotti biologici e a chilometro 0: bio-osteria.
Il suo nome è 050 e si trova nel centro di Pisa. La filosofia del locale è quella di utilizzare prodotti biologici provenienti dalla provincia di pisa e dintorni (Km 0), garantendo quindi la freschezza e il gusto delle materie prima utilizzate.
Ho mangiato allo 050 (che per inciso è il prefisso telefonico di Pisa) solo una volta fino ad ora (eravamo in due, Mariateresa ed io), ma è andata molto bene. Di seguito quel che ho mangiato io / ha mangiato Mariateresa:
Il gusto degli ingredienti si sentiva molto bene, tant’è che non erano conditi con intingoli ma in maniera molto semplice.
Il menù è quasi esclusivamente alla carta, data la stagionalità e la non prevedibile disponibilità degli ingredienti (mica possono usare prodotti surgelati!).
Il costo è ragionevole rispetto alla particolarità delle materie prime usate ed è possibile scegliere dei menù a prezzo fisso per momenti in cui si ha particolarmente fretta: ad esempio sono previste delle soluzione pre- e post- cinema.
Qui a Pisa vi sono varie pizzerie come in varie città italiane e come spesso capita alcune vendono della pizza, altre un prodotto da forno (quando va bene) somigliante alla pizza o alla focaccia.
In questo articolo molto breve volevo segnalare le tre pizzerie che preferisco a Pisa: Funiculì, Cyrano & Sciué sciué.
Una premessa doverosa è che per valutare la pizza, bisogna consumare il prodotto in loco.
Tutte e tre usano il forno a legna, cuociono direttamente sul materiale refrattario del forno e presentano una pizza ben lievitata, soffice ai bordi e morbida sotto la parte condita. Cosa abbastanza rara qui a pisa dove molte pizzerie (o locali che si spacciano tali) vendono prodotti con bordi o parte inferiore tipo cracker o biscotto, per non parlare di aberrazioni tipo Il Montino o Nando che mettono tanto di quell’olio nella teglia da produrre una spugna croccante gocciolante d’olio e ad un certo punto girano la pizza sotto sopra nella teglia! (Però al Montino prendi una schiacciatina con roastbeef e cecina o porchetta e cecina
e poi mi dirai…)
Ottime nei tre locali sia la mozzarella fior di latte sia quella di bufala.
La particolarità delle tre pizzerie è data anche dalla produzione propria di dolci (Funiculì e Sciué sciué propongono principalmente e dei dolci partenopei, mentre Cyrano va più sul nazionale e l’internazionale) e di ricchi e particolari antipasti, ottimi in ogni proposta ma tra le quali spiccano: taglieri degni delle migliori rappresentazioni delle cornucopie nelle opere d’arte per Funiculì, il cuoppo di fritti misti da Sciué Sciué e gli antipasti con il mucco Pisano (e sì proprio quello della macelleria Giusti) da Cyrano.
Una menzione merita anche a mio avviso La Greppia vicino al CNR, anche se non è tra le mie 3 preferite.
Mi capita spesso al termine di una partita ad un gioco da tavolo di nuova generazione che mi venga chiesto da parte di un giocatore occasionale o novizio:
«Bello! ma ce ne sono altri di questo tipo? con altre meccaniche?»
«Sì, e non pochi»
«Dove posso trovare altre informazioni»
«Ci sono vari siti, ma prima o poi farò una mini guida. Per ora visita La tana dei Goblin che è il sito di riferimento per la comunità ludica italiana relativamente a giochi da tavolo, di ruolo, di miniature e di carte collezionabili; ne esiste una filiale anche qui a Pisa, ma ve ne sono anche altre, sparse in tutta Italia».
Come avrai intuito questo articolo è una piccola e molto generale introduzione ai giochi da tavolo, volutamente ipersemplificata!
In Italia non sono ancora molto diffusi, sebbene la quantità di appassionati cresca a vista d’occhio, come dimostra l’esistenza di un servizio del TG2 (7 dicembre 2009); al contrario all’estero esiste un fiorente mercato, come mostra anche la vasta disponibilità di siti web che vedono giochi da tavolo online. Non si tratta mai di classici giocattolai, ancora legati ai tristi Risiko/Monopoly/Cluedo/Pictionary & co. ma di negozi specializzati in questo tipo di giochi (e miniature e giochi di ruolo). I più famosi in Italia sono la catena di Città del Sole, Ready2Play, Giochinscatola.it e i Giochi dei Grandi.
Qualche giorno fa geekdo.com – l’equivalente di wikipedia per i giochi da tavolo e di ruolo – ha festeggiato il 45.000º gioco inserito nel database. Si hai letto bene, quarantacinquemila e in crescita, dato che ogni anno in occasione della fiera Spiel (che in tedesco vuol dire gioco) nella città tedesca di Essen escono almeno 200 titoli nuovi, senza contare quelli “sfusi” durante l’anno.
Esistono premi appositi per valutare i migliori secondo vari criteri: il più adatto per la famiglia, la migliore simulazione bellica, il più “rompicapo”, ecc. Il più famoso è lo Spiel des Jahres (il gioco dell’anno), anche se per i miei gusti premia giochi un po’ troppo sempliciotti, ma ottimi per iniziare.
Cosa differenzia un gioco da tavolo “intelligente” da uno “tradizionale”?
In proporzioni variabili a seconda del titolo questi giochi sviluppano e stimolano la capacità di organizzare e pianificare, sono ambientati o presentano dei temi collegati a qualsiasi attività passata, presente e futura, reale e non del genere umano, modularità, scenari, ricostruzione di eventi storici o storie scritte in libri (I Pilastri della Terra) o viste in tv (battlestar galactica), la capacità di relazionarsi ad altre persone con le quali si è in competizione ma rispettandole, e tanto di più.
Il calderone dei giochi da tavolo è suddivisibile secondo vari criteri.
Un primo metodo è in base alla suddivisione e al ruolo dei giocatori:
Una seconda caratterizzazione è basata sul numero di giocatori – tipicamente un gioco appartiene a più delle seguenti categorie:
Una terza suddivisione considera la quantità di fortuna presente nel gioco:
In quest’ambito esiste una semplificazione:
Potrei continuare, ma la cosa diventerebbe noiosa. Voglio solo parlare di un altro elemento fondamentale: le meccaniche utilizzate.
Vi sono giochi con aste di vario tipo (rialzo, ribasso, ecc) utilizzate per decidere l’ordine di gioco o l’ordine, qualità e quantità di produzione, o incentrate su esse; piazzamento; maggioranze; votazioni; eliminazione o raccolta di particolari e indizi; pianificazione e gestione delle risorse; bluff; interazione verbale; abilità; utilizzo dei punti vittoria per attivare o scegliere le azioni da compiere; strategia; tattica; creazione, modifica e riduzione degli spazi utilizzabili nel tabellone; presenza o meno di uno o più tabelloni; conoscenza e anticipazione dell’avversario… e davvero tanto tanto altro.
Pertanto, scegliere o regalare un gioco da tavolo non è cosa semplice o banale come molti pensano. E soprattutto non pensare che siano tutti o “cervellotici” o da bambini: ve ne sono davvero per tutti i gusti, esigenze, tasche, aspettative e meccaniche desiderate.
Parliamo del prezzo. Si va dai 12-15€ dei giochi più semplici o vecchi fino ai 100€ per quelli strapieni di miniature e con regolamenti articolati o con una estensiva ricerca storica alle spalle… o semplicemente rari.
Vi rimando ad un ottimo articolo in italiano sui giochi da tavolo: http://wiki.mindcreations.com/index.php/Guida_Babbani_Giochi_Da_Tavolo.
Vi preannuncio che questo articolo non è adatto per due terzi ad un pubblico vegetariano.
Sabato 30 gennaio mi trovavo con Mariateresa a Lucca e abbiamo fatto tappa in due punti fissi (per me, s’intende) della gastronomia Lucchese: Bastian Contrario e il panificio Chifenti.
Il Bastian Contrario è un delizioso localino – veramente ino, anche se dispone di tavoli esterni – dove vengono serviti piatti della cucina toscana (tagliate, bistecche, ecc), tra i quali si notano tre elementi molto particolari:
È possibile gustare i suddetti sia come secondi a sé stanti oppure all’interno di un panino, opzione ottima per chi vuol assaggiarli (magari in gruppo) senza rischiare di trovarsi con qualcosa che poi non piace.
Il servizio e la gentilezza del personale e del proprietario sono davvero gradevoli… insomma provatelo.
Usciti dal Bastian Contrario è auspicabile un buon dolcino. Sebbene sia possibile assaggiarne ottimi al B.C. o alla vicina cioccolateria Caniparoli, a pochi metri c’è il panificio pastecceria Chifenti, aperto ad orario continuato che produce dei dolci ottimi, soprattutto la torta d’erbi!
Si chiama proprio così d’erbi e non d’erbe – sulla stessa falsariga del mucco pisano per capirci.
Un’altra caratteristica interessante di Chifenti è che il tipo di pane venduto varia in base al giorno. Ovviamente il (pane) bianco tradizionale (e per fortuna salato, non come qui a Pisa), grigio e integrale sono disponibili ogni giorno, ma i pani di farine particolari variano di giorno in giorno:
Ultimo passo in questa nostra passeggiata virtuale è la macelleria di Cesare Giusti, ubicata a San Giuliano tra Pisa e Lucca.
Un posto un po’ d’altri tempi dove il tempo è scandito dal lavoro del sig. Cesare e di sua moglie Francesca, sempre pronta a dare consigli circa la miglior cottura e ricetta per i prodotti acquistati. Si tratta di una macelleria dove è possibile trovare una carne davvero di ottima qualità, anche di mucco pisano e di cacciagione, a Km 0. Ricordo ancora le costolette di agnello di Pomarance
La macelleria ha anche un accordo esclusivo con il vicino parco di San Rossore per la macellazione dei capi di bestiame in eccesso presenti nel parco. Cinghiale, daino, colombacci e una miriade di gusti che sono introvabili in giro.
Aggiungi una norcineria di produzione propria (come non citare il salame di mucco pisano, le salsicce di lardo e la carne in bigoncia) e un prezzo contenuto, e otterrai il quadro completo su come organizzare un’interessante passeggiata grastronomica tra la torre pendente di Pisa e le mura cinquecentesche di Lucca.
E rieccoci con una nuova puntata.
Come ho più volte ribadito a Pisa abbiamo la fortuna di poter usufruire del mercato della Coldiretti del sabato e una dei prodotti più buoni che si trovano per ora (oltre a delle superbe cime di rapa), è la zucca lunga.
Per questa nuova puntata abbiamo un ospite, Mariateresa, che ci presenta una sua buonissima ricetta (posso garantire in prima persona!) .
«Prendere la zucca modello Napoli (per intendersi, quella con l’esterno verde striato) e tagliarla a dadini.
Cuocerla in una pentola condita con olio e sale. L’acqua la mette lei stessa…
Aspettare che sia ridotta in poltiglia.
Nel frattempo, mettere a cuocere la pasta (spaghetti o casarecci che siano).
Condire con la zucca, aggiungere la mozzarella tagliata a dadini ed infornare a 150° per un’oretta circa.
Aggiungerei giusto tre dettagli importanti:
Ma insomma stai già cucinando o no?
Ieri al mercato della Coldiretti ho ritrovato le barbabietole rosse.
Ma non quei brandelli plasticosi da film di Dario Argento già cotti e preaffettati in una busta di plastica che in genere si trovano al supermercato, ma delle barbabietole con tanto di foglie freschissime, una rarità per chi come me ama prepararle con cipolla, uovo, pan grattato.
Una premessa sul titolo: ovaĵumo (pronuncia: la ĵ è come la g toscana o la s di measure inglese o la j di jacques -> ovaĵùmo) viene dall’Esperanto e può essere traducibile in Italiano come piatto prodotto con l’uovo tipo frittata (ov- uovo, ov-aĵ- frittata, -umo cosa simile ad una frittata ma non identica). Infatti la preparazione prevede di pelare col coltello le barbietole, tagliarle in pezzi piccoli, sminuzzare i gambi e le foglie e mezza cipolla rossa grande.
Per una persona e per un piatto abbondante, utilizza 2 piante, un uovo, e almeno 80g di mollica di pane (ma anche di più se preferisci) Inoltre olio, pepe bianco e mezza cipolla rossa grande e sale.
In una padella per la quale disponi del relativo coperchio prepara un soffrittino di cipolla, gambi e foglie per 2-3 minuti. Aggiungi dell’acqua e i pezzi di barbabietole, un pizzico di sale e pepe bianco appena macinato, copri e lascia stufare.
Dopo 7-8 minuti aggiungi il pan grattato, mischialo con il preparato e fai cuocere a fiamma bassa per 3 minuti sempre con il coperchio.
Intanto sbatti un uovo con una forchetta come se preparassi una frittata. Schiaccia con la forchetta il contenuto della padella in modo da preparare una superficie uniforme, assicurandoti che ci sia ancora dell’acqua. Versa l’uovo sbattuto uniformemente e ricopri. Dopo 4 minuti togli il coperchio e fai asciugare l’acqua; passati 3-4 minuti gira l’ovaĵo sottosopra. Si formerà così una base croccante d’uovo tipo omelette su cui si è agganciato il composto di cipolla e barbabietole.
Il gusto e l’aspetto solo particolari:
Provatelo e fatemi sapere!